Fare Social in Legalità: Il Coraggio di Rispettare le Regole nel Web Selvaggio

Pubblicato il 24 maggio 2025 alle ore 18:14

In un’epoca in cui il digitale corre veloce e il confine tra libertà d’espressione e illegalità si fa sottile, ho scelto una strada diversa. Sono un* social media manager che ha deciso – consapevolmente e con fermezza – di rispettare la legge. Non solo: ho deciso di farla rispettare, anche quando costa, anche quando si viene criticati.

 

Nel mio lavoro quotidiano, la legalità online non è un ostacolo, ma un fondamento. Mi muovo all’interno di un quadro normativo chiaro, complesso, ma giusto, composto da regolamenti europei e leggi italiane che tutelano diritti fondamentali come la privacy, la concorrenza leale, la protezione dei minori e la lotta alla disinformazione.

 

Dal GDPR, che impone trasparenza e rispetto nella gestione dei dati personali, al Digital Services Act, che obbliga le piattaforme a rimuovere rapidamente i contenuti illegali e ad essere più trasparenti con gli utenti. Dal Digital Markets Act, che mira a rompere i monopoli dei giganti del web, fino alla legge sul copyright, che protegge il lavoro creativo anche online.

 

Eppure, proprio per questo approccio rigoroso, mi trovo spesso sotto attacco. Alcuni colleghi, influencer o persino utenti ritengono “esagerato” o “antiquato” pretendere che il rispetto della legge sia un punto fermo. Altri, che ricoprono ruoli di responsabilità, ignorano o aggirano le norme, legittimando comportamenti tossici come la diffamazione, il bullismo, o l’hate speech – reati che valgono nel mondo reale così come su uno schermo.

 

Trovo ingiusto che a chi lavora con serietà e rispetto venga chiesto di navigare in una selva di leggi, mentre chi le infrange sistematicamente resta impunito. Trovo ipocrita che ci si scandalizzi per l’uso illecito di un brano musicale, ma si chiuda un occhio su un commento denigratorio o su una fake news virale.

 

Serve più coerenza. Serve più responsabilità. E serve il coraggio, anche da parte nostra, di denunciare quando la rete si fa giungla.

 

Io ho scelto da che parte stare. Non è la strada più facile, ma è l’unica che mi consente di guardare negli occhi chi mi segue, i miei clienti, i miei collaboratori e - soprattutto – me stesso.

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